una corsa contro il tempo

ieri sera presso a Misericordia di Lido di Camaiore si è svolta la prima assemblea aperta sulla Sanità pubblica, in particolare l’accento è stato messo sul nostro ospedale Versilia.
A questa assemblea il comitato,  insieme al comitato della Versilia storia di Seravezza ci è arrivato dopo una serie di incontri con addetti ai lavori ma anche con i cittadini che hanno dato un contributo importante all’iniziativa di ieri sera. Mi pare ovvio che i comitati possono agitare , informare, ma la politica deve fare la sua parte. Ieri sera abbiamo sentito qualche timida proposta, da Forte dei Marmi e Seravezza, manco a dirlo Pietrasanta era assente. Prossimi alle elezioni i partiti politici tradizionali si dovrebbero far carico di questi problemi come la salute dei cittadini, invece vediamo latitanza, cosi come ha evidenziato anche Daniele Soddu segretario regionale Fials Versilia,  che da anni è in prima linea sulla Sanità.

A breve il comitato si riunirà per produrre un documento sulle gravi criticità che sono emerse in questi mesi.
Sotto, potete leggere il documento che è stato presentato ieri sera da Antonella Bertolucci dipendente ASL.

 

Il nostro obiettivo, come è stato detto, è quello di contrastare il progressivo e strisciante smantellamento dell’Ospedale unico della Versilia e i servizi territoriali, per mantenere una sanità pubblica ed efficiente.

La sanità pubblica, in Versilia, come nel resto della Toscana, è messa a rischio da una serie di leggi statali e regionali che fin dal 2010, sotto il pretesto della ridefinizione (riduzione) delle risorse, bloccano il turn over (le assunzioni per rimpiazzare pensionamenti e dimissioni), riducono il numero dei posti letto (delibera 1235/2012), mettono in rete gli ospedali territoriali e alcune attività ospedaliere come laboratorio analisi, anatomia patologica, servizi trasfusionali.

Si arriva così alla legge regionale 84/2015 di riordino della sanità toscana che istituisce 3 mega Asl dalle precedenti 12 Asl toscane e distribuisce fra i vari presidi i servizi che non sono più presenti in ciascuna struttura. Per es., anatomia patologica (servizio fondamentale per la chirurgia) è stato accentrato a Massa, togliendola a Lucca e Viareggio. Questo crea un disservizio e per gli esami si può aspettare anche più di un mese.

Si sta continuando su questa strada: la legge di stabilità 2018 ha previsto 3,5 miliardi di tagli alla spesa pubblica, che per quanto riguarda la sanità si aggiungono ai 11,5 miliardi di euro di ridimensionamento del fondo sanitario nazionale, previsti dal patto Stato-regioni per il triennio 2015-2018. La Regione toscana ha ulteriormente bloccato il turn over per tutto il 2017 e con la ristrutturaziione di servizi come il Cup (Centro unico di prenotazione) mette a rischio centinaia di lavoratori precari.

Questo progressivo disinvestimento nel settore sanitario pubblico crea una strategia di privatizzazione.

Nutriamo una forte preoccupazione per il ridimensionamento dell’ospedale Versila che rischia di essere dequalificato come è successo ad altri ospedali toscani (San Marcello pistoiese, Elba, Serristori di Figline Valdarno).

Dequalificare un presidio ospedaliero significa tagliare drasticamente posti letto, reparti e servizi, fino a diventare un Presidio integrato ospedale-territorio (Piot), che non possiede i reparti di emergenza-urgenza, rianimazione, ortopedia e chirurgia, ma unicamente un punto di primo soccorso, una guardia medica e qualche ambulatorio.

L’Ospedale Versilia, nato nel 2001, oggi si presenta come obsoleto: pensato per rispondere alle esigenze del territorio, composto da un complesso diagnostico e tecnologico all’avanguardia nella gestione che prevedeva trasporto merci completamente automatizzato, un laboratorio galenico indipendente, sette sale operatorie, un primo piano che affiancava ai servizi sanitari, esercizi commerciali utili ai pazienti ed ai familiari.

Il depotenziamento è in atto da tempo, i posti letto sono scesi da 650 a 350-400, alcuni reparti sono dimezzati (chirurgia), altri a rischio, delle 7 sale ne funzionano 4 a scarto ridotto, alcune specialità diagnostiche sono state spostate su altri ospedali (centro trasfusionale, anatomia patologica). La riabilitazione cardiologica è ridimensionata, essendo rimasta con un unico medico, dopo il pensionamento dell’ex primario. La neurologia ha avuto forti carenze di personale medico tamponate con un contratto a termine fino al 31/12 che probabilmente non verrà rinnovato. L’ufficio protocollo è in chiusura e al suo posto verrà attivato un servizio di posta privata. La maggior parte degli esercizi commerciali è stata chiusa.

Non dobbiamo dimenticare i pesanti tagli sul personale, già in sofferenza da anni, causati dagli 89 esuberi individuati nella nostra Asl per pareggiare un presunto buco di 3 milioni di euro in aggiunta al mancato turn over.

Un servizio che ha risentito pesantemente della legge regionale 84/2015 è il Cup, che è stato riorganizzato come Cup di secondo livello, ossia un Centro prenotazioni che comprende tutte e 5 le ex Asl dell’area nord-ovest. Questo significa che l’utente è obbligato a spostarsi per tutto il territorio da Pontremoli a Piombino.

L’utenza, oltre ad aspettare tempi lunghi, a pagare i superticket già introdotti dal 2012, deve pagare spese di viaggio non indifferenti.

E’ naturale che, a conti fatti, il cittadino si rivolga sempre di più ai centri privati che stanno nascendo ovunque, come a Viareggio il grande centro medico in piazza Garibaldi che coprirà tutti i settori della diagnostica per immagini ed altri a prezzi vantaggiosi, a Lido di Camaiore il Centro medico specialistico di riabilitazione e terapia fisica (l’ex centro Bendinelli) che spazierà in tutti gli ambiti ortopedici, neurologici, uro-ginecologici, con logopedisti, radiologi, psicologi, ecografisti.

Questa sanità privata, che oggi si può dire lowcost, già oggetto di sperimentazione, qualche anno fa nella nostra Asl, con un protocollo che prevedeva, per alcune prestazioni prezzi calmierati nel privato al quale si accedeva con prenotazione pubblica.

Oggi, queste strategie si stanno affinando: la Regione toscana sta mettendo a punto un protocollo tra Coop ed Unipol che prevede la possibilità di accumulare punti-spesa per attivare una polizza sanitaria da usufruire per le prestazioni diagnostiche nelle strutture private.

I servizi territoriali non versano in situazione migliore: il taglio dei posti letto prevedeva l’investimento di queste risorse nel territorio, cosa che non è avvenuta.

Il territorio deve assistere pazienti dimessi più precocemente con risorse del tutto insufficienti.

Le Società della salute, consorzi fra comuni ed Asl si sono rivelate, come l’Estar, dei carrozzoni, utili sopratutto per le nomine dei dirigenti supportati da politici vari. In Versilia sono in via di smantellamento, lasciando in grave rischio i servizi terrioriali.

Le Case della salute propagandate come elemento fondamentale di potenziamento dell’assistenza sul territorio che dovrebbero risolvere problemi enormi, come la mancanza di posti letto negli ospedali, l’intasamento del pronto soccorso, la diagnostica di base, la gestione della cronicità sul territorio e nelle famiglie, non sono decollate in maniera uniforme su tutto il territorio o non assolvono al loro scopo. Su questo fronte sarebbe stato fondamentale favorire una stretta collaborazione fra specialisti ambulatoriali e medici di famiglia; mancano percorsi strutturati dove gli specialisti siano capillarmente presenti su tutto il territorio.

Uno dei pochi esempi in cui la Casa della salute ha iniziato a funzionare è quella di Querceta e Seravezza, ma sembrano più “una foglia di fico” per coprire le falle del sistema. Sono molti i punti oscuri (anche ascoltando il personale interessato). Teniamo conto che la Casa della salute, proprio per la sua organizzazione per i centri decisionali che ne determinano natura e funzioni al di fuori di ogni controllo della comunità e per mancanza di risorse, non è certo il modello di sanità pubblica che fornisce strutture e funzioni territoriali per avere a carico i bisogni dei cittadini (prevenzione, cura, riabilitazione), coordinando il lavoro di medici, specialistici, infermieri.

I distretti, dove ci sono ancora, sono ridotti all’osso e sguarniti di servizi e personale; a Massarosa il cantiere per il distretto Asl è fermo da un anno e mezzo. Il permesso a costruire risale al 2014 (Massarosa Project) e dovrebbe servire a rendere accessibile gli ambulatori medici, gli uffici per pratiche sanitarie, ma i cittadini di Massarosa devono continuare a servirsi chissà per quanto del vecchio, disagevole distretto Asl, luogo angusto e teatro di giuste proteste degli utenti.

Un altro colpo inferto ai servizi territoriali è stato con il taglio dei trasporti sanitari, che costringe gli utenti a pagare di tasca propria le associazioni di volontariato per accedere alle prestazioni riabilitative pubbliche o a rivolgersi ancora una volta direttamente al privato.

Il depotenziamento dell’Ospedale e dei servizi territoriali descritti è molto pesante, perchè ci costringerà a curarci in altre zone (Massa, Lucca, Pisa), già esse stesse in grave difficoltà, e comporterà un potenziamento della sanità privata solo per chi potrà permettersela.

Non dobbiamo dimenticare che la situazione di inquinamento ambientale del nostro territorio è molto grave (inceneritore, tallio, antenne …) ed è una delle concause del tasso di mortalità per tumori e per tutte le altre cause più alto della Toscana: l’arretramento della sanità pubblica avrà qui un impatto ancora più devastante.

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