Binario zero, fine corsa

quando uno dei nostri Utenti viene a mancare tragicamente ci chiediamo sempre se potevamo fare di più. Situazioni che abbiamo già vissuto in passato e che ci hanno segnato. Utenti che avevano intrapreso anche se con fatica, un percorso di riabilitazione, farmacologico e di sostegno psicologico si sono arresi.
Purtroppo,  in particolare con i tossicodipendenti le criticità sono tante, alcuni malesseri vengono da lontano e con il tempo  diventano sempre più acuti. Dalla nostra esperienza abbiamo  rilevato che molto spesso questi disagi vengono dalle famiglie, mi riferisco alle dinamiche padre figlio sorella fratello piuttosto che moglie e fidanzata è in questi casi che l’intervento è più’ complesso, in particolare quando troviamo delle resistenze o collusioni nelle famiglie ed è qui che la figura del Counselig e dello psicologo è importante, in sinergia con il medico che lo segue. Questo percorso può diventare tortuoso quando nel paziente non c’è la consapevolezza della malattia che sta attraversando è spesso si scelgono le vie più facili con sicure ricadute che rafforzano sempre più lo stato di malessere. In altre occasioni ci siamo trovati a dei grossi salti di generazioni tra utente e genitori, in questo caso l’intervento si fa piu’ difficile in quanto per molti genitori di età avanzata l’uso delle sostanze è pressoché sconosciuto. Al PCA abbiamo vissuto la stagione delle emergenze critiche, dove il farmaco era indispensabile per agganciare le persone, oggi invece con la crisi della Sanità pubblica e i conseguenti tagli verticali, stiamo attraversando un momento di grande confusione. Risolto per così dire la parte farmacologica rimane l’atro pezzo del puzzle, il reinserimento, la possibilità di ricominciare, l’occasione del riscatto per sentirsi utile sulla terra, ecco questo manca, come manca l’attenzione. Possono fare tutti i tagli che vogliono, possono sopprimere tutte le strutture che credono, ma sarà un cane che si mangia la coda, i nodi verranno al pettine è saranno piu’ dispendiosi da sciogliere. Pertanto abbiamo il dovere civico di denunciare questi disagi di informare i cittadini di cosa accade nella nostra città, in particolare  nelle famiglie. Ci sono situazioni al limite del surreale, dove le istituzioni sono completamente sorde, salvo poi gridare “la sicurezza” Infine, l’ipocrisia che spesso è insita nell’essere umano, viviamo in un momento dove non sappiamo cosa succede al nostro vicino di casa, ne prendiamo coscienza solo se arriva la polizia o un carro funebre, “dio mi lo conoscevo” ” ma la famiglia?” ” ma nessuno che gli dava una mano?” insomma il campionato dell’ipocrisia.
La soluzione come sempre passa alla politica, solo la politica puo’ dare attenzione agli ultimi se sarà capace di toglierla un po’ ai primi.

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