Gli spinelli sono dannosi o innocui? E’ giusto criminalizzare marijuana e hashish?
Ne parliamo con Gian Luigi Gessa, responsabile del gruppo italiano sullo studio delle dipendenze.
I derivati della cannabis sono pericolosi solo per chi ha meno di quindici anni L’ultima ricerca dell’Eurispes è uno studio Scientificamente indecente
Per sapere se marijuana e hashish sono innocui come bere del vino rosso o se invece sono dannosi, e quanto fanno male e a chi, per conoscere quali sono gli effetti dei derivati della cannabis non bisognerebbe rivolgersi né a Fini né a Pannella, e neppure al più brillante degli opinionisti, ma alla gente che queste cose le studia e le sa. Gian Luigi Gessa è professore di Neuropsicofarmacologia all’università di Cagliari dove dirige il Dipartimento di neuroscienze dedicato a Bernard Brodie, suo maestro nel lungo periodo trascorso nei National Institutes of Health a Bethesda, gotha della più avanzata ricerca americana. E’ lui il responsabile dell’unico gruppo italiano “di eccellenza” sullo studio delle dipendenze: da droghe, da farmaci, da cibo, anche da sesso.
Quanto a sostanze stupefacenti Gessa non è né di destra né di sinistra, non lo infiamma la diatriba tra proibizionisti e antiproibizionisti destinata a riaccendersi ora che i politici di governo sembrano decisi a una nuova campagna ideologica contro l’uso delle droghe, di tutte le droghe, a una politica demonizzante del servizio pubblico (dei Sert colpevoli di “ridurre il danno”) e a favore, anche economico naturalmente, delle comunità (in crisi da anni). Un Dipartimento nazionale antidroga è stato allestito presso la presidenza del Consiglio, riunendo le competenze finora distribuite in più ministeri. Buona idea, ma per fare cosa? Più che un progetto, “linea dura contro i tossicodipendenti” sembra uno slogan forse un po’ truce, però intanto la legge va cambiata e anche fumare uno spinello rischia di diventare un reato grave. Una scelta in controtendenza, visto che anche la Gran Bretagna ha appena depenalizzato l’uso delle droghe leggere.Tipo molto fascinoso, Gian Luigi Gessa si direbbe il classico “scienziato pazzo” con vistose bizzarrie non solo caratteriali. A quasi settant’anni, per dire, coltiva l’hobby del surf, ma “in segreto”. Perché, racconta ridendo come un bambino, anni fa l’hanno recuperato al largo di Cagliari e i giornali locali avevano già in prima pagina il suo “coccodrillo”, il mestissimo articolo confezionato per i personaggi illustri e un po’ agé.
Quando invece parla di droghe, l’ilarità si traduce in una smorfia a metà tra il disgusto e la rassegnazione. “Se – dice – i politici capissero di che parlano, non ci sarebbero tutti i malintesi che ci sono sulle droghe. Una conoscenza scientifica del problema avrebbe un’importanza enorme, e invece le logiche che si seguono sono del tutto diverse: ideologiche, emotive, moraliste. Una volta, i “metadoneti” – favorevoli al metadone per gli eroinomani – erano fascisti. Ora invece sono diventati di sinistra. Ma le sembra una cosa seria?”.A lei sembra serio, e realistico dire: basta con i farmaci sostitutivi, puntiamo invece sul recupero integrale dei drogati nelle comunità, senza più compromessi?”La scienza ha accertato che le tossicodipendenze sono una malattia cronica recidivante del cervello e vanno curate anche con i farmaci.
Da scienziato, voglio almeno un paio di cose: che chi pratica il recupero – il prete o il guaritore di turno – sappia di che parla e mi metta in condizioni di misurare quello che fa. Non può venirmi a dire: io ho salvato la persona x, perché il suo è un atto nobilissimo che gli farà magari guadagnare il Paradiso, ma a me interessa il gregge e non solo la pecorella smarrita e redenta. Voglio sapere quanti ne salva, e come lo ha fatto, e che succede quando finalmente li fa uscire dalla comunità.”.Oggi si sente dire, anche da Girolamo Sirchia, ministro della Sanità: le droghe leggere sono pericolosissime quanto quelle pesanti, producono la stessa dipendenza. E’ così? Davvero la marijuana rende schiavi come l’eroina?”La marijuana e l’hashish contengono una molecola dal nome impronunciabile, il tetraidrocannabinolo, corrispettivo della nicotina per il tabacco. Questa molecola in genere procura un senso di euforia e “dispercezioni” molto ben descritte da Baudelaire e tanti altri. Senz’altro agisce sul cervello e ne altera la normale attività, ma non produce danni fisici: l’accanimento con cui da sempre si cerca di dimostrarne la tossicità non ha portato finora a nulla. In altre parole, un fumatore di marijuana che ne abbia fatto uso anche per decenni in modo costante e smetta all’improvviso non avrà pregiudicato la sua salute fisica né presenterà quella che si definisce una sindrome di astinenza. Ma dire questo non basta”.Soprattutto se a fumare erba sono ragazzini.
“Direi bambini, visto che a volte cominciano a dieci anni, un segnale grave intanto per i loro genitori appena un po’ distratti. Qui il discorso cambia molto. Nei preadolescenti e negli adolescenti, direi soprattutto sotto i quindici anni, in una fase evolutiva del cervello, le droghe leggere causano seri deficit cognitivi: nell’apprendimento come nei processi della memoria. Fumando a quell’età, non si accumulano crediti – direbbero gli americani – ma discrediti, insomma si perdono treni: se a quindici anni devo studiare matematica non posso fumare marijuana, questo è chiaro. E nello sport è lo stesso, perché le droghe leggere creano più di una difficoltà al controllo motorio, ai movimenti complessi, all’abilità manuale. E c’è ancora qualcos’altro.”.Cosa, professore? “E’ un dato scientificamente certo: chi comincia presto ad assumere droghe leggere, ne rimane agganciato, può diventare un fumatore abituale, da più volte al giorno.
Quello che noi chiamiamo un addicted, dal latino addictum che vuol dire appunto schiavo, un individuo il cui pensiero dominante è la droga. Intendiamoci, anche il fumatore di nicotina è un addicted, lui però lo scopre solo quando i tabaccai sono in sciopero.”. E’ giusto allora che i genitori siano molto allarmati? “Molto allarmati? Ma no. In America dicono “Sai, tuo figlio non fuma!”, e il genitore di quel ragazzo si preoccupa, pensa: qui c’è qualcosa che non va. Io dico: nessun grave allarme, solo un po’ di attenzione. E sopra i diciott’anni, non mi preoccuperei più di tanto”. Ma la marijuana e l’hashish non producono comunque una qualche dipendenza psicologica? “Vede, la distinzione apparentemente semplice tra dipendenza fisica e psicologica è una faccenda molto complessa, apre un mondo, per decenni ha intrigato schiere di ricercatori. Quelli che parlano di dipendenza psicologica dicono: si tratta di una dipendenza sine materia, ma noi scienziati diciamo: in realtà non esiste dipendenza se non quella biologica.”.Forse in modo un po’ riduzionistico, non crede? “Nient’affatto: la dipendenza psicologica in realtà non sono che neuroni, famiglie di cellule nervose su cui si accaniscono le droghe, tutte le droghe, dalla marijuana all’eroina, dalla nicotina all’alcol.
Ma questi neuroni non sono lì, nel nostro cervello, per aspettare droga. Sono lì come sensori di stimoli fondamentali per la sopravvivenza della specie: a questi neuroni “parlano” gli stimoli amorosi oppure il cibo come il cioccolato oanche la voglia di ammazzare, qualcosa che la nostra coscienza non riconosce. Sono la sede di quella che Freud chiamava libido.”. Che succede ai neuroni stimolati dalle droghe? “Che diventano “maleducati”, abituati beatamente a stimoli artificiali imparano a eccitarsi solo quando vengono frustati dalle sostanze, altrimenti dormono.
E allora, anche nel caso delle droghe leggere, può esserci assenza di desiderio (anedonia), mancanza di ogni euforia (disforia), uno stato dell’umore complessivamente depresso.”. Da una ricerca dell’Eurispes, condotta in collaborazione con la comunità di San Patrignano, si ricava che le droghe leggere sono un “ponte di passaggio” per quelle pesanti e, nel 23 per cento dei casi, provocano episodi psicotici. Lei che ne dice? “E’ uno studio scientificamente indecente, questo è il mio commento. Chi fa uso di eroina ha anche fumato erba? Io dico di sì nel 99 per cento dei casi, ma questo che dimostra? E’ come dire che il latte materno porta all’eroina, perché quelli che si bucano sono stati allattati dalla mamma. Solo dieci su mille fumatori “passeranno” alle droghe pesanti, anche perché il mercato nero non aiuta a tenere distinte le sostanze”. E gli episodi psicotici?”Questa storia è proprio una balla. Se con le droghe leggere 23 persone su 100 avessero deliri e allucinazioni, nessuno fumerebbe, non crede? E invece fumano in tanti. La verità è un’altra, è che ci sono casi a rischio: alcuni hanno disturbi gravi, delle psicosi che le droghe leggere “slatentizzano”, fanno affiorare in modo a volte dirompente. Questo è un problema serio, anche per gli adulti ovviamente, ma senza invertire cause ed effetti. Non si diventa schizofrenici con la marijuana, ma alcuni fumatori fanno la brutta scoperta di esserlo”.
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