Manipolatori affettivi e le Dipendenze affettive

a cura di Alberti Francesca – Psicologa

Venerdi pomeriggio a Pietrasanta si è svolto il seminario i Manipolatori affettivi e le Dipendenze affettive a cura della Fondazione Tanghetti & Chiari Onlus con il patrocinio della Banca Versilia Lunigiana e Garfagnana . Un evento sold out grazie soprattutto alla partecipazione della criminologa Roberta Bruzzone, che insieme alla psicoterapeuta Perli Marika ci ha spiegato le dinamiche psicologiche che si sviluppano nelle dipendenze affettive, insegnandoci come riconoscerle in tempo e come aiutare chi si trova ormai invischiato in una relazione malata e disfunzionale.

La Dipendenza Affettiva è una forma patologica di amore caratterizzata da assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva, in cui l’individuo “donatore d’amore” a senso unico, vede nel legame con l’altra persona, spesso con caratteri narcisistici, l’unico scopo della propria esistenza e il riempimento dei propri vuoti affettivi ed è consapevolmente incapace di rompere la relazione tossica. Come tutte le dipendenze anche quella emotiva può instaurarsi nella vita delle persone anche quelle più forti, magari in un momento di vulnerabilità causato da cambiamenti lavorativi o familiari. Il carnefice solitamente è affetto da un disturbo Narcisistico di personalità, che sa scegliere con cura le sue vittime, perché ha bisogno di colmare quella parte di sè vuota e fragile. Sarà sempre alla ricerca  di ammirazione e gratificazione dall’altro manipolandolo con ogni mezzo, inizierà la sua danza narcisistica fra comportamenti positivi (ottimo corteggiatore , amante premuroso, romantico e galante) e comportamenti negativi ( aggressivo,  geloso patologico, non risponde e chiama quando vuole, gelido, incostante e confuso).

La vittima inizierà così  ad indossare il guinzaglio emotivo e a diventare dipendente attribuendosi le colpe per gli atteggiamenti malati del partner, annullando la propria vita adattandola completamente per soddisfare i bisogni dell’altro, che  privo di empatia e con sadismo eserciterà sempre di più il suo potere. Il Narcisista infligge dolore, la vittima entra nel vortice della dipendenza soffrendo, gratificando e aumentando il suo senso di grandezza. Ci sono importanti segnali di allarme da non sottovalutare, la vittima perde l’ autostima, si sente inadatta, idealizza l’immagine del partner accentuando i pochi tratti positivi e minimizzando quelli negativi, si concentra solo sui propri errori e si isola sempre di più, allontanandosi soprattutto da quelle persone che iniziano a fargli notare che qualcosa non va.

Nell’innamoramento sano si sviluppano  solitamente tre aspetti dove il cervello secerne i rispettivi ormoni: amore romantico (dopamina, norepinefrina e serotonina) , attaccamento ( ossitocina, vasopressina), desiderio sessuale (estrogeni endogeni e endorfine). Nella relazione malata con la sua macabra danza idealizzazione-svalutazione-abbandono portano ad un crollo improvviso della produzione di questi ormoni con tutti i sintomi tipici dell’astinenza : agitazione, ansia generalizzata, disturbi del sonno, confusione, depressione, pensieri ossessivi e emozioni sempre in balia dell’oggetto d’amore con utilizzo compulsivo  dei social e del cellulare. La vittima vive nel terrore di essere abbandonata e inizia come per tutte le dipendenze la discesa agli inferi, passata la prima fase detta della luna di miele comincerà a rendersi conto di essere entrata in una relazione malsana che le causa  un forte stato di malessere, sente il bisogno di voler chiudere quella relazione ma si rende conto di essere  incapace di non poter riuscirvi da sola. In questa fase è importante chiedere aiuto al terapeuta che vi insegnerà  a prendere sempre più consapevolezza dei danni che quel tipo di relazione stanno arrecando  creando ferite che col passare del tempo sono sempre più difficili da curare.

Ripartire da voi stessi, riconoscere di aver un problema è il primo passo per affrontarlo. Amare e rispettare se stessi, disdire l’abbonamento alla convinzione di essere fragili e di valere in funzione del partner. Non si sceglie di avere una persona accanto per peggiorare la propria vita, ma per migliorarla, e se l’amore non porta a questo o non è amore o è un amore malato.

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