“Ecco la mia ricetta per curare i morti viventi dell’eroina”

L’intervista di Giorgio Pisano è del luglio 1989. Nell’ambito di una collaborazione che diventerà poi stabile e consistente, Vincent P. Dole è stato invitato all’Università di Cagliari dove Alessandro Tagliamonte, all’epoca direttore scientifico del Gruppo S.I.M.S., divide il suo tempo fra la cattedra di Farmacologia e Patologia Biochimica e il CMAS, il servizio per tossicodipendenti al momento unico in Sardegna. Il Dottor Dole discute la sua tesi e viene insignito di una laurea ad honorem in medicina. Una cerimonia simbolica che sottolinea il valore scientifico di uno scambio, ed il primo riconoscimento ufficiale da parte del mondo accademico italiano della fondatezza e validità di un metodo ancora ritenuto controverso, proprio perché ignorato e conosciuto in modo deviato soltanto attraverso i messaggi dei media e dei rotocalchi. Il giornalista non è tenero con le sue domande, ed interpreta esattamente il tono e il senso della polemica in atto, utilizzando per il metadone frasi come “soltanto un manganello psicologico di stato”, “finisce per essere un buon ministro di polizia” o “dolcissima camicia di forza” Pacate, serene e lapidarie le risposte di Dole, quelle stesse risposte che oggi stanno nelle conclusioni della comunità scientifica mondiale.

“Ecco la mia ricetta per curare i morti viventi dell’eroina”

L’apostolo del metadone nel mondo, Vincent Dole ha pazienti sotto cura da vent’anni. “Gente assolutamente normale, non i morti viventi dell’eroina”. Classe 1913, americano di New York City, rifiuta i toni da crociata per difendere quella che sembra una scelta divina. Professore alla Rockefeller University, ieri ha ricevuto a Cagliari la laurea ad honorem in Medicina. Davanti al Rettore ha discusso una tesi importante: il trattamento medico della dipendenza da eroina. Ha insomma illustrato la sua filosofia, quella messa a punto quasi per caso parecchio tempo fa, quando si occupava di ipertensione. Era una giornata qualunque del 1963: in strada, dopo una lezione, scoprì all’improvviso il volto di una metropoli scoppiata, la marcia trionfale della droga. Da allora si è occupato esclusivamente di stupefacenti conquistando autorevolezza e notorietà. Nel 1979, durante un convegno in Sardegna, gettò “un seme e sono felice oggi di aver trovato una grande pianta”. Si riferisce ovviamente al metadone (1200 pazienti in terapia, al Centro cagliaritano di via Cadello) e al professor Sandro Tagliamonte (farmacologo clinico e direttore del Cmas) che lo difende ad oltranza. Resta comunque da capire come mai negli Usa la somministrazione di questo farmaco, parente stretto dell’eroina, abbia addirittura un “numero chiuso” e lista d’attesa, mentre in Italia continua a suscitare polemiche roventi. L’opposizione a questa sorta di droga di Stato nasce da molteplici ragioni, da interrogativi etici, da rimorsi collettivi. Delitto e castigo, 1’eroina pesa sulla coscienza e sull’esistenza di tutti. Il metadone rappresenta davvero una via d’uscita? A New York lo prendono quotidianamente 35mila tossicodipendenti (su 240 mila eroinomani censiti). “Il nostro problema è trovare spazi, ambulatori. Per questo abbiamo il numero chiuso. Le circoscrizioni non ci vengono incontro, non vogliono drogati nei loro quartieri”. Il problema finisce per essere farmacologico (alternativa all’eroina), sanitario (basta, pensare al rapporto siringa-Aids), politico (ordine pubblico). Vale la pena di parlarne soprattutto qui, soprattutto a Cagliari dove la ricetta di Vincent Dole spacca la città in due: pro e contro.
Dalla ricerca sugli ipertesi ai drogati, un grande salto.
“Ventisei anni fa mi sono accorto che nella mia città, New York, c’era un’epidemia di eroina. Alla Rockefeller University avevo la possibilità di studiare concretamente la questione: perché non tentare? Grazie alla disponibilità di fondi, potevo osservare da vicino, molto vicino, i tossicodipendenti e il loro mondo”.
Quando ha utilizzato per la prima volta il metadone? 
“Nel 1964, dopo aver sperimentato tutti i farmaci ad attività narcotica e analgesica” Le reazioni? “I colleghi rimasero esterrefatti. C’era molto disorientamento. D’altra parte era la prima volta che ci trovavamo di fronte ad una reale e concreta via di scampo. Il metadone aveva un effetto opposto a quello dell’eroina: anziché sbattersi su e giù, up and down, ti stabilizzava, ti restituiva un equilibrio fisico e interiore”
Più che risolvere il dramma privato di un eroinomane, non le pare che il metadone sia soltanto un manganello psicologico di stato? 
No, assolutamente no! Chi prende eroina per anni si ritrova ad avere un disturbo biochimico celebrale forse irreversibile. Il metadone non cura questa lesione ma la compensa. Riesce in pratica ad annullarla” Sta dicendo che la tossicodipendenza è sempre e comunque una malattia?
Il tossicodipendente è un malato. Anche se ha cominciato per fuggire da qualcosa, non proverà mai piacere autentico, vero. Deve sempre fare i conti con la paura e con 1’ansia”
L’hashish può essere la porta di servizio dell’eroina? 
“Farmacologicamente non c’è un nesso. Questo lo sanno tutti. Ma tutti sanno che 1’ambiente condiziona 1’uomo. E allora il salto diventa possibi1e. Diciamo che il collegamento è nascosto nelle pieghe del sociale.”
Condanna anche la marjuana da week-end, la cosiddetta canna del sabato sera? 
“Non la condanno. Personalmente non mi piace, tutto qui. Per onestà debbo dire tuttavia che il tabacco è molto più dannoso. Enormemente più dannoso.”
Che vita fanno i suoi pazienti in cura da vent’anni? 
“Una vita normale. Hanno buone condizioni generali di salute, funzioni regolari, lavorano, navigano in un’esistenza tranquilla.”
Ma non saranno mai liberi dal metadone.
“Certo, mai. Perché un diabetico è forse libero dall’insulina?” 
Il metadone, in pratica, finisce per essere un buon ministro di polizia: ti rende quieto e sereno.
“Non condivido 1’immagine. Il metadone e una cura.”
Effetti collaterali sgraditi? 
“Non ne abbiamo riscontrato. L’importante è che a somministrare il metadone sia un medico che ne conosce la farmacologia. Lo consiglio alle donne in gravidanza. Dico di più: è la condizione necessaria per portare avanti la gestazione senza problemi.”
Terapia a scalare o di mantenimento? 
“Se la dose è giusta, il paziente si sente compensato. Altrimenti si ritrova i segni dell’eroinismo e riprecipita nella droga. La questione è identica a quella del dosaggio in un diabetico.”
Lei sta parlando del metadone come di una dolcissima camicia di forza.
“Chiamatela come vi pare. Vogliano raffrontare i costi? Quello di un eroinomane è mostruoso: ha bisogno di soldi per la droga, commette crimini, impone spese sanitarie e per tenerlo in prigione. É ad alto rischio per l’Aids, svuota i quartieri dove abita (perché la gente ha paura), crea allarme sociale.” Col metadone invece?
“Il programma annuale col metadone costa 2.500 dollari, circa tre milioni. Per ogni dollaro speso ne risparmi cinquanta.”
La legalizzazione delle droghe che ne dice? 
“Sarebbe un errore grave. Dovremmo fare i conti con un numero di tossicodipendenti molto più elevato.”
Visto che il problema è salvare il paziente, perché metadone e non eroina di Stato? 
“Perché il metadone consente una vita normale in tutti i suoi aspetti. Con l’eroina questo e impossibile: up and down, su e giù senza fine, l’ho detto. L’eroina non ti consentirà mai di essere un uomo tranquillo, un uomo qualunque.”
Da cosa nasce l’opposizione al metadone? Cultura religiosa, senso collettivo del male….
“Non lo so, me 1o dica lei. É una vita che me lo domando e non ho ancora trovato una risposta.”

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