Pietrasanta da bere

Dal nostro inviato Mauro Da Milano

Scivola sul titolo la prima edizione di “Pietrasanta da bere”, un confuso ricordo che non rammenta evidentemente la connotazione negativa della Milano di era Craxiana, si lega ora all’evento della piccola (sempre più piccola) Atene.

Sdrucciolii semantici a parte, i quattordici mixologisti riscuotono un bel successo grazie alla cornice, nonostante tutto splendida, della piazza e alla buona organizzazione di Versilia E20.

Un evento riuscito senza ombra di dubbio, forse anche grazie alla grazia che sempre circonda le “prime volte”, e, con certezza, grazie alla disponibilità, simpatia e competenza degli shakeratori tutti. Generosi di spiegazioni e sorrisi, tutti ben disposti verso un pubblico interessato e di buon livello, mai scaduto nella tentazione di “spaccarsi” con le numerose bevute a disposizione.

E proprio questa ci sembra la domanda cardinale: possono riuscire eventi e buone volontà di questo tipo a produrre per i cocktail quella stessa evoluzione virtuosa che ha portato il vino ad essere un fenomeno culturale, ripulendolo della sua funzione di controllo sociale della insoddisfazione legata alla povertà?

Qualche segno lo abbiamo percepito: proposte piacevoli e poco alcoliche, altre centrate su intensi contenuti aromatici invitanti più alla bevuta meditata che al rapido trangugio.

Un buon inizio quindi, a cui auguriamo un coerente seguito.

A margine di quanto sopra, segnaliamo la partecipazione del PCA con un manifesto di sensibilizzazione rispetto all'abuso di alcol.

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